Presepe Cuciniello - BW Signature Collection Hotel Paradiso

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Presepe Cuciniello 

Il Presepe Cuciniello del Museo San Martino di Napoli rappresenta una delle più alte espressioni artistiche nell’ambito dei presepi del Settecento. Per molti, è il presepe più bello del mondo.
Il Museo Nazionale di San Martino propone la principale raccolta pubblica italiana dedicata al ‘presepe napoletano’, tipica produzione che ha raggiunto i più alti vertici di qualità tra Sette e Ottocento. Tutta la sezione presepiale, ubicata nella zona delle cucine dell’antica Certosa, ruota intorno al grandioso presepe Cuciniello, ambientato in una finta grotta, e dotato di un impianto di illuminazione che simula l’alternarsi di alba, giorno pieno, tramonto e notte.
Il presepe prende nome da Michele Cuciniello, il collezionista che donò allo Stato la sua raccolta di circa ottocento tra ‘pastori’, animali e accessori, e che volle personalmente ideare la messa in scena ed il montaggio dell’intero presepe, inaugurato nel 1879.
I presepi, diversamente dalle altre opere che vengono denominate in base all’autore, ricevono la loro denominazione dal collezionista. Nel caso del “presepe Cuciniello”, invece, il collezionista è anche l’autore della messa in atto dello “scoglio” e dell’allestimento scenografico.
Michele Cuciniello visse a Napoli nell'800. Interessato a varie discipline e arti, studiò architettura, in cui si laureò, iniziò a collezionare “pastori” del Settecento e in questo campo si procurò una vasta esperienza, si dedicò anche alla scrittura di opere teatrali.
Già a sedici anni compì un primo viaggio a Parigi, dove ritornò a trentatré, in una sorta di esilio, probabilmente in contrasto con le autorità governative del tempo, interrompendo così la sua promettente carriera di architetto al servizio dello Stato.
Nell’esilio parigino, si dedicò completamente all’arte drammatica, scrivendo copioni, il cui pregio è dimostrato dal fatto che la compagnia del celebre Petito li mise in scena per circa trent’anni. Qualcuna delle sue commedie rimase inedita e il Museo di San Martino venne in possesso di alcuni manoscritti, acquistati presso gli eredi.
Ritornato in patria, Michele Cuciniello proseguì la sua collezione dei pastori, che divenne ben presto celebre.
Per donare la sua collezione, Cuciniello pose poche condizioni: la principale era che fosse lui stesso ad allestire la scenografia per la collocazione dei pastori, con l’aiuto di un amico architetto. 
Lo “scoglio” del presepe Cuciniello è scandito in tre parti, che corrispondono ai tre episodi tradizionali che compongono la “storia” del presepe: il luogo dell’Annuncio ai pastori, la Natività, la Taverna.
L’episodio dell’annuncio è collocato in un ambiente rustico, alla presenza di contadini e pastori intenti alle loro attività, tipico dei dintorni di Napoli. La parte agreste e l’altura della Natività sono separate da un vallone e sono collegate da un ponte ad arco, che appartiene anch’esso alla tradizione e che contribuisce molto all’effetto pittoresco dell’insieme.
La natività, secondo la tradizione settecentesca, viene inaugurata dai presepi dei Padri Gesuiti in un rudere di tempio romano. Ciò corrispondeva da un lato al gusto archeologico del Settecento, in seguito alla entusiasmante scoperta delle città sepolte dal Vesuvio, Ercolano e Pompei, dall’altro ad un certo spirito di propaganda, che nella nascita del Bambino in un tempio pagano ridotto a rudere, voleva simboleggiare il trionfo del Cristianesimo sulle religioni pagane dell’Impero Romano.
La taverna si trova in una casa a due piani; al secondo piano si accede mediante una scala all’aperto, come è ancora possibile vedere nelle architetture di campagna. La casa del presepe Cuciniello è diventata celebre anche grazie alle numerose repliche che ne sono state fatte dagli artigiani di San Gregorio Armeno.
Queste tre parti, che sullo sfondo sono raccordate da alture in lontananza, costituiscono lo “scoglio”, nel quale Cuciniello sembrò tornare alla sua antica professione di architetto, così come non mancò chi volle accostare la vasta “commedia umana”, rappresentata dai personaggi che compongono le varie scene, all’attività di commediografo del singolare collezionista.


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